PICCOLI MAESTRI – TU/IO Il Corpo e la Parola

Data venerdì 27 aprile 2018
Orario 8:30 pm
Location Teatro della Brigata
via Brigata Garibaldi 6, 57127 Livorno
per info&prenotazioni cell 3278844341

 TU/ IO IL CORPO E LA PAROLA

LABORATORIO CONDOTTO DA FRANCESCO VILLANO

Un non-metodo. Sono un attore di teatro, non un pedagogo puro. Il mio approccio all’insegnamento parte quindi da una pratica scenica alla ricerca della semplicità e della necessità. Da un non-metodo, che è la summa pragmatica di vari metodi. Negli anni, come guida esterna, ho sviluppato una linea formativa che potremmo definire ludico – maieutica, di osservazione e di stimolo all’azione.

La guida teatrale infatti non trasferisce genericamente pillole metodologiche, ma pone domande soggettive, faticose, mutevoli, che solo la pratica scenica può esplorare, smentire o confermare
Francesco-Villano3

Durante il tempo condiviso in sala, ancor prima dell’agire, il gruppo e il singolo attraverso vari “giochi” fanno esperienza dello Stare e dell’Ascolto. In questo per corso di studio l’imprevisto e l’errore sono utili e fecondi compagni di viaggio, capaci di farci riconoscere alcune imposture e cliché relazionali della vita quotidiana. Solitamente si lavora partendo da improvvisazioni struttura te e aperte che via via trovano una forma sempre più definita in un continuo scambio critico tra la guida esterna e chiagisce. Si tratta di un allenamento rigoroso all’immaginazione e all’ascolto: di sé (propriocezione), dell’altro (attenzione, disponibilità, fiducia) e dello spazio scenico. Si aggira così il pericolo di soluzioni rappresentative immediate, di precoci approcci mimetici e di adesione a un “personaggio” esterno. Potremmo affermare che l’obiettivo primario di questo nonmetodo non è l’insegnamento di uno stile recitativo a priori,
ma la rivelazione di un principio fondante di lavoro: allenare un’ attitudine alla sorpresa all’interno di un proprio progetto.

Insegnare Teatro oggi
Insegnare oggi un’Arte della presenza come la recitazione teatrale – che si nutre della tradizione, ma che deve necessariamente farsi contemporanea per essere un accadimento che ci riguardi – può essere paragonato all’azione di “spannare” un vetro. Bisogna con umiltà, leggerezza, e attenzione individuare e togliere sovrastrutture, saper seminare domande capaci di azzerare pre-giudizi e blocchi. Eliminare vezzi e pre-occupazioni per svelare la realtà del già esistente. Questa è una pratica che non da sicurezze immediate, perché in continuo mutamento, densa di responsabilità. Una pratica che dovrebbe essere, per sua natura, figlia del presente. Il verbo che trovo più adatto per descrivere questo percorso è accogliere. Accogliere la realtà nella scena, partendo innanzitutto da Sé. Accogliere l’errore, o una difficoltà, come un’occasione feconda di scoperta, rifacendosi, non ad astratte ideologie spettacolari, ma ad alcune semplici regole “fisiologiche”. Il Teatro è un evento non ripetibile che noi dobbiamo essere in grado di far ri-accadere; per questo ci suggerisce urgenze semplici e vitali: partire da quello che si ha a disposizione, da quello che materialmente c’è, e non da ciò che vorremmo che ci fosse. Bisogna ripartire insomma dall’esserci e dalla relazione con gli altri. Il nostro compito come teatranti, infatti, non è di rappresentare il reale (questa funzione è svolta molto più efficacemente dal cinema) ma di tradurre la realtà nel qui e ora della vita scenica, attraverso un altro codice e altri segni. Creare un artificio, appunto. Per ritrovare la verità – e non una verosimiglianza – in questo artificio bisogna conoscere, allenare e saper sfruttare, in modo consapevole, tutti i propri strumenti espressivi, per perdersi e ritrovarsi oltre la tecnica. E’ necessario riconoscere o scoprire durante le prove il linguaggio specifico e la cifra recitativa che si vuole adottare per quel testo e in quel dato momento. Per questo gli strumenti di lavoro che frequento come insegnante sono dettati da necessità elementari: lo sguardo, la direzione, il ritmo, l’immaginazione. Al centro di questo percorso c’è sempre l’Attore, che di fatto, per il tempo dell’azione scenica, è co-autore del materiale testuale. Nessuno stile o idea a priori è, in questo caso, migliore di un’ altra.

Analisi

Si inizia individuando le azioni che il testo (scena o singolabattuta) suggerisce, senza escludere da questa analisi il tempo presente dalla persona/attore. Il susseguirsi di queste azioni formano un “progetto” che almeno inizialmente, sulla carta, è riconducibile alle intenzioni del personaggio. Si cercherà così attraverso brevi improvvisazioni, in un continuo scambio di proposte tra l’occhio esterno e colui che agisce, di ricostruire analogicamente il progetto interiore che guida il personaggio e arrivare infine alla via più efficace e diretta per raggiungere quell’obiettivo scenico. L’obiettivo è sempre deducibile dall’analisi della partitura testuale mentre il mezzo per ottenerlo deve necessariamente concretizzarsi in un’azione interna o esterna, un verbo, non necessaria
mente esplicitato nel testo. (Questa “azione” è a sua volta composta dall’unione di due verbi transitivi-attivi che definiscono concretamente l’agire dell’attore in quel momento: ad es. “convincere seducendo”). Il lavoro di “costruzione” del personaggio sarà dedotto a posteriori come naturale conseguenza di questo percorso sulle azioni. Quindi il lavoro potrà essere incentrato sulla relazio
ne dinamica, orizzontale, tra l’attore e il “personaggio”, ossia su uno scambio reale tra queste due complessità che con taminandosi si alimentano a vicenda. In sostanza: scomporre, destrutturare e ricomporre saranno i fondamenti di questo processo analitico/creativo.

Il lavoro sul testo

Nello specifico è un vero e proprio confronto-scontro con la materia verbale. Dopo il primo lavoro di analisi (paragrafo precedente) il testo verrà approcciato criticamente come un vero e proprio iper-testo, una struttura aperta, un contenitore verbale che potrà essere incrementato anche materiale dell’attore. L’analisi agìta (studi) di alcune scene permetterà di entrare in relazione intenzionale con quelle parole e con le direzioni che evocano. L’insieme o lo scontrarsi di queste direzioni produrranno il rapporto con gli altri attori. Quest’operazione ricostruisce di fatto un panorama emotivo riconducibile direttamente o analogicamente alla situazione testuale.

Il continuo ripercorrere di queste improvvisazioni , sempre più nello specifico, permetterà di dedurre relazioni e dinamiche che sottendono al testo, oltreché le azioni principali e
le spinte che muovono i personaggi. Queste saranno esplorate prima in lettura e poi messe in discussione attraverso improvvisazioni guidate. Si individueranno così, empiricamente, curve, scopi e compiti di una scena. L’obiettivo specifico è di sviluppare tra corpo, voce, sensi e immaginario un rapporto organico interno che possa relazionarsi con l’esterno. Si parte sempre da un principio di
realtà: creare le condizioni per rendere possibile – riconoscibile – e quindi ripetibile un accadimento nel tempo presente della performance. Lo scopo finale è valorizzare l’essere-in scena nella situazione data dalla struttura-testo. Strappare il Personaggio dal flusso letterario e tradurlo in relazione concreta, immerso nella realtà (qui e ora) dell’Attore che, non nasconde, anzi trae forza dalla complessità della Persona.

Il testo di riferimento sarà “Il Re Lear” di W. Shakespeare

 

Il training

Questa fase di lavoro sarà introdotta da un training fisico, vocale e sensoriale. Una serie di esercizi che indagheranno tutta la parte pre-espressiva del lavoro: stare – vedere – relazionarsi (con sé, con l’altro, con lo spazio, col tempo, con gli oggetti, col testo, con chi osserva) – per poi “agire”. Attraverso la sensibilizzazione del corpo (elementi di Feldenkrais, Contact Improvvisation, giochi di relazione) si vuole stimolare un approccio ludico al personaggio, che possa tradursi in un “serbatoio” di scoperte legate ai sensi e alle immagini che questi veicolano. Il fine è di raggiungere, attraverso l’esperienza guidata di diversi stati fisico-emotivi, un’ agilità espressiva e una più consapevole capacità creativa da utilizzare poi all’interno di un’ improvvisazione drammaturgica.

In conclusione

Un percorso teatrale è innanzitutto un tempo privilegiato di studio nel quale si può “giocare” col Teatro per conoscere sé stessi, i compagni di lavoro e attraversare fisicamente, intellettualmente, ed emotivamente un testo. E’ un luogo extraordinario che può tradursi in un occasione per scoprire nuove possibilità e per scoprirsi. Colui che guida mette a disposizione sapienza, umanità, rigore e tecnica. La generosità e la voglia di mettersi in gioco sono le materie prime richieste agli allievi.

FRANCESCO VILLANO
Attore, performer, regista. Diplomato all’Accademia Nazionale d’ArteDrammatica Silvio D’Amico di Roma, partecipa all’Ecole des Maitres, scuola internazionale di perfezionamento teatrale, guidato da Denis Marleau e Jan Fabre. Laureato in Storia del Teatro dipartimento di Scienze Umanistiche (110 e lode) all’Università La Sapienza di Roma. Come attore lavora continuativamente con: Antonio Latella, Giuliana Musso, Lisa Ferlazzo Natoli, Emma Dante, Davide Iodice, Carmelo Rifici, Serena Sinigaglia, Claudio Autelli, Pierpaolo Sepe, Luciano Colavero. Partecipa a progetti di teatro sociale con l’associazione Ygramul di Roma, e a performance multimediali con la Bauhaus di Dessau. Come performer collabora per cinque anni con la compagnia di teatro-danza Immobile Paziente di Roma. Con lo spettacolo Per Amleto, regia di Michelangelo Dalisi, vince il premio Dante Cappelletti. Nel 2010 fonda con lo stesso Dalisi e Marco Cacciola la compagnia InBalìa, con la quale realizza tre regie tratte da testi inediti di drammaturgia contemporanea: Piccoli Pezzi Poco Complessi di Magdalena Barile; Sonata per ragazza sola, omaggio a Irène Némirovskj, di Federica Bern, e A zonzo drammaturgia collettiva di InBalìa tratta da Tre uomini a zonzo, di Jerome K. Jerome. Genesiquattrouno, di cui è interprete e regista insieme a Gaetano Bruno, anche autore, è finalista al premio Dante Cappelletti e InBox 2014. Parallelamente al suo percorso di attore dal 2007 svolge un’ intensa attività di formatore teatrale collaborando come insegnante di recitazione e training teatrale con molte scuole in Italia e all’estero (CRT, Teatro Litta, Proxima Res, Lab 121, ATIR a Milano; Teatro Comunale a Piacenza, Ernst Busch a Berlino, Teatro Bellini di Napoli, Teatro del Cerchio di Parma, Marche Teatro ad Ancona)

GUARDA IL CURRICULUM ARTISTICO DI FRANCESCO VILLANO 

CALENDARIO

Venerdì 27 aprile : 21:00 – 23:00 (2 ore)

Sabato 28 aprile : 10:00 – 13:00 pausa 14:00- 17:30 (6 ore e mezza)

Domenica 29 aprile : 10:00- 13:00 pausa 14:00- 17:30 (6 ore e mezza)

 

COSTO 160 €* + 20 euro tessera associativa per un totale di 15h di lavoro

*Agevolazioni previste per coloro che volessero iscriversi a due o più laboratori della rassegna